Francesco Mancarella: «Dedico questo disco a chiunque voglia provare emozioni»

Da oggi, venerdì 17 ottobre, è disponibile “WHAT I FELT” (distribuito da Sony Music Italy), il nuovo album del direttore d’orchestra, pianista e compositore FRANCESCO MARIA MANCARELLA, conosciuto a livello internazionale per il progetto “Il pianoforte che dipinge”.

Un suono caldo, ovattato, avvolgente come una coperta di lana in una giornata fredda. È questa la cifra di WHAT I FELT, il nuovo album di Francesco Maria Mancarella, pianista e compositore che con questo progetto dà vita a un timbro unico e personale, ottenuto attraverso la tecnica del pianoforte preparato. Per realizzare questo album, infatti, Mancarella ha trasformato un pianoforte a coda Kawai, adattandolo con feltri di diversa qualità, applicati in ogni registro dello strumento. Il risultato è un suonoovattato ma ampio, potente e raccolto, difficile da replicare altrove.

Maestro, il suo album segna un’evoluzione importante nel suo percorso musicale. Qual è è stato il filo conduttore che l’ha guidata nella composizione e nella scelta dei brani?

“Il filo conduttore è stato sicuramente la scelta di questo suono particolare e soprattutto per questo approccio compositivo che c’è stato. Io ho preparato essere pronto in un qualsiasi momento, per cui magari alla fine di una giornata io andavo lì, accendevo tutto quanto e provavo a registrare, cercando di improvvisare dei temi e di creare delle cose da zero… e tutto quello che magari usciva bene e che mi interessava lo salvavo ed è quello che effettivamente sentiamo nel disco”

Beh, ogni suo lavoro ha una forte componente emotiva e visiva. Se questo album fosse un colore o un paesaggio, quale sarebbe e perché?

Se penso ad un colore dico “viola”, per il fatto che è la prima cosa che mi viene in mente e che con grande probabilità nella stanza in cui registravo c’erano dei colori LED di quel colore. Se dovesse essere un paesaggio forse sarebbe un prato verde in montagna, perché è come se ci fosse un filo conduttore in questo disco, è come se cambiasse il tempo in ogni brano, un po come cambia il tempo in montagna”.

Benissimo, nel corso della sua carriera ha collaborato con diversi artisti e professionisti. C’è qualcuno che ha avuto un’esperienza particolare nella creazione di questo progetto?

Tutti gli artisti con i quali ho collaborato mi hanno lasciato qualcosa in dote, in questo disco specifico non faccio altro che collegare e raccontare quello che sono stato in passato. Per cui se dovessi farti dei nomi ti direi Enrico Lo Verso, attore, Francesco Taskayali, compositore e Alessandra Amoroso, persone che a loro modo mi hanno insegnato qualcosa.

Nei brani si percepisce una forte intimità come se parlassi direttamente all’ascoltatore, ma a chi è davvero rivolto questo album?

A tutte le persone che vogliono provare una sensazione, un sentimento. In uno degli ultimi libri che ho letto c’era una frase bellissima: ‘titte le opere d’arte che noi guardiamo ed ascoltiamo non sono altro che il riflesso di quello che abbiamo dentro’, ed è vero che è così, soprattutto nella musica. Fondamentalmente spero che le persone che si immergono in questo progetto possano scavare dentro di loro per scoprire realmente quello che hanno dentro.

Certo, questo dipende anche dal momento no di vita poi di ciascuno di noi.

Si, assolutamente. Ad esempio nella traccia ‘In moments of pride’ il titolo è stato dato dalla sensazione che ho provato nel momento della composizione, ho provato proprio orgoglio per quello che stavo facendo.

Quando pensa a chi ascolterà il disco, cosa si augura che resti nel cuore di chi lo sentirà una volta finito l’ultimo brano?

Io spero che rimanga quella sorta di rilassatezza legata alla malinconia, legata al pensiero che ci sarà comunque un bel futuro, un futuro più bello, più roseo, e la possibilità che attraverso l’arte in generale si possa comunque avere una miglioria all’interno della nostra vita.

Cosa vede invece Francesco Mancarella nel suo futuro più prossimo?

Quanto prossimo? (Ride, ndr). Nel prossimissimo vedo i concerti. Sono molto contento di portare in scena questo lavoro a Lecce, a Bologna e a Milano. Una bella occasione per me per suonare questo disco. Ci sarà una sorpresa che ancora non posso spoilerare, forse la presenza di un altro pianoforte, chissà. Sarà magico e particolare.

E subito dopo il tour?

Prima cosa il riposo, la conquista più grande a cui una persona può ambire. Poi sicuramente ci sarà una direzione d’orchestra.

A proposito di direzione d’orchestra, facciamo un piccolo passo indietro. Ci vuoi raccontare qualche sensazione, il ricordo più bello dell’esperienza con Alessandra Amoroso?

Il ricordo più bello che porterò sempre con me è quello della prima serata, la prima direzione d’orchestra. Mi ricordo che Alessandra era già salita sulle scale, ci guardammo da dietro dietro sul podio e in quel momento nonostante fossimo nel punto più alto televisivo, perché Sanremo è la manifestazione più importante in Italia dove tutti hanno gli occhi su di te, era come se non ci fosse nient’altro, era come se nel teatro noi stessimo da soli, a condividere queste cose bellissima come due amici, due fratelli. Non ricordo la paura, l’ansia, ma solo la gioia di essere lì con lei.

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