A detta loro, la Fiorentina si giocava la vita. Il Lecce si è giocato, serenamente, la sua partita. Portando a casa il massimo.
Questo, e qualcos’altro, restano di Fiorentina-Lecce
Ci vuole calma e sangue freddo
In un Artemio Franchì già da un po’ più cantiere che stadio, il clima non era dei migliori.
La tensione si tagliava a fette, e a più di qualcuno in maglia viola, le gambine tremavano non poco.
E allora, passati i primi 10 minuti, la differenza è stata tutta li: nella capacità, del Lecce, di rimanere mentalmente in partita per tutti i restanti 80 e passa minuti, contro avversari che nel match non ci sono quasi mai stati.
Quando si parte con tutt’altri obiettivi, non è facile mettersi l’elmetto e scendere a combattere con chi il fango della zona rossa lo conosce bene come le proprie tasche.
Per affrontarlo serve consapevolezza, pazienza, e tutta la maturità che il Lecce ieri ha dimostrato di aver acquisito.
Ma soprattutto calma, e sangue freddo.

Riveder le stelle
Dante sceglie questa metafora, semplice quanto piena, per chiudere le mille peripezie del suo viaggio tra i meandri dell’Inferno.
Quello in cui oggi è sprofondata la Fiorentina, se inferno non è, un po’ ci assomiglia, con una squadra vuota ma piena di nomi altisonanti arrivati in Toscana con ben altri obiettivi.
Una squadra di stelle, surclassata (almeno ieri), da un’altra di estrazione più umile, operaia, ma ben conscia di quale sia il suo destino e di qual è la strada da percorrere per arrivare fino in fondo.
Nomi sconosciuti ai più, ma ragazzi che a Lecce hanno portato la loro fame e voglia di emergere, e che stanno costruendo, passo dopo passo, una nuova storia in serie A.
Ed è forse questo, il segreto più importante.
Voglia, consapevolezza ed umiltà. Per tornare, presto, a Riveder le stelle.
La prova del 9
Nove punti in 10 partite, media del (quasi) punto a partita perfettamente in linea.
9 punti importanti, costruiti soprattutto dal Bologna in poi, relativi quindi in realtà per lo più alle ultime 5 uscite.
Segnali precisi, di una squadra che ha trovato nel suo 11 titolare la sua dimensione esatta, e nel suo atteggiamento la cifra giusta per interpretare al meglio tutti gli impegni, qualunque sia l’avversario di turno.
Certo, manca ancora qualcosa, ma anche questo fa parte del percorso.
L’attacco va registrato, l’ultimo passaggio razionalizzato, ma il solco sembra quello giusto per iniziare a intravedere ciò che potrà essere il cammino per il prosieguo del campionato.
Il Verona, sabato prossimo alle 15, arriva al Via Del Mare per rappresentare una chance di riprova a tutto ciò.
Un esame, se non decisivo, sicuramente importante.
Una vera e propria, prova del 9.