Carmelo Bene, il poliedrico artista salentino a cui i Negramaro dedicarono una canzone

Il 9 Settembre 2011 i Negramaro pubblicavano ‘Io non lascio traccia‘, il quarto singolo estratto dall’album ‘Casa 69′ in cui Giuliano Sangiorgi, autore di questo come di tutti i loro testi, ci invita a liberarci dalla schiavitù di convenzioni e luoghi comuni, che rendono l’uomo incapace di comprendere a fondo l’essenza delle cose.

Ciò ci dà lo spunto per parlare di un grande personaggio salentino, Carmelo Bene (a cui il brano stesso è dedicato) attore, drammaturgo, regista, scrittore, artista eclettico e genio del teatro contemporaneo di cui i Negramaro ne hanno condiviso il pensiero e che si chiude il brano proprio con la sua voce narrante: “Io che sto parlando, per questo non sono io”.

Questa frase non è tratta da un’opera ma dall’intervista di una memorabile puntata del “Maurizio Costanzo Show” del 1994 in cui l’artista, originario di Campi Salentina, esponeva la sua controversa teoria del “rifiuto dell’ontologia” spingendosi in un discorso tanto complesso e articolato sull’estetica, la morale, la società eche ha colpito la band per la correlazione con le parole del testo. Lo stesso Giuliano Sangiorgi disse che: ‘Ci è sembrato che Bene volesse sottolineare che l’essenza non è l’io che parla a se stesso, ma la parola stessa come elemento di congiunzione tra persone.Credo che abbia dato un grande esempio di socialità.’

Biografia

Carmelo Bene

(Fonte: Rai Cultura)

Carmelo Bene nasce a Campi Salentina, in provincia di Lecce, il 1° settembre del 1937. Figlio di genitori umili ma benestanti – i genitori sono proprietari di un’industria manifatturiera di tabacco -, riceve fin dalla prima infanzia un’educazione di impronta fortemente religiosa, dovuta soprattutto alla fervente fede della madre. Tuttavia se ne distaccherà progressivamente negli anni, fino a giungere a una sorta di profondo rifiuto per tutta la morale e la dottrina cattolica. Dopo gli studi classici, che svolse in collegio presso i Gesuiti, Carmelo Bene si traferì a Roma per frequentare l’Accademia d’Arte Drammatica. Fu il suo primo e unico approccio con l’insegnamento accademico, che abbandonò dopo appena un anno di frequenza, definendola come un’esperienza infruttuosa e inutile.
Il suo debutto in scena risale al 1959 quando, appena ventiduenne, interpretò il ruolo di protagonista nel Caligola di Albert Camus.

La sua morte, avvenuta il 16 marzo 2002, è uno shock per la cultura e la società italiana e una perdita violentissima per il teatro mondiale. Gli rendono omaggio tutti i maggiori esponenti istituzionali dell’epoca, oltre agli intellettuali e ai numerosissimi ammiratori, che continueranno a custodirne gelosamente la memoria attraverso le sue interpretazioni e le sue opere.
A loro è dedicato questo straordinario documento, che ne ricostruisce la figura e ne ripercorre la carriera attraverso alcune delle sue interpretazioni e incursioni più significative, sia in teatro che in televisione.

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