Salento da Incanto, la leggenda del principe e della casiceddhe di Noha

Oggi lo Scarcagnulu ci racconta la storia di un Piccolo Principe, ma ben diversa da quella di Antoine de Saint Exuperry

Il nostro Scarcagnulu, anche se dispettoso e spesso irriverente, non rinuncia mai ad esplorare il Salento a caccia di storie controverse, ancestrali, avvolte da un’aura di magia che trova riscontro nella vita delle persone.

Oggi ci racconta una leggenda che riguarda Noha, un piccolo paesino frazione di Galatina (LE), dove si narra delle vicende di un Piccolo Principe ben diverse da quelle di Antoine de Saint-Exupéry.

Tra storia e magia

(tratto da un racconto di Massimo Negro su Salogentis.it)

All’interno del Castello del piccolo villaggio di Noha, vicino Galatina, viveva un principe bambino affetto da una malattia rara che lo costringeva a vivere nella gabbia d’oro delle mura fortificate del castello, senza poter ricevere né visite né saluti. Nonostante i tanti luminari consultati, nessuno era mai riuscito a curare il giovane che, terribilmente annoiato dalla sua forzata infermità, amava disegnare tutto ciò che in realtà non poteva vedere: palazzi, case, torri, castelli. Ciò che non viveva nella quotidianità si configurava nella sua immaginazione, rimanendo impresso nelle bozze dei suoi disegni.

Stordito dalla malattia, una notte il piccolo principe non riusciva a prendere sonno. Dormiveglia, fu svegliato da un improvviso bagliore nella stanza. Non era sua madre, come immaginava fosse, ma una giovane donna avvolta magicamente da un’aura di luce. La donna, tranquillizzato il bambino con un sorriso, gli chiese “Dimmi, cos’è che più desideri al mondo?”. “Vorrei solo che i miei disegni divenissero realtà, cosicché tutti li possano vedere e ammirare.” La dama, serena, rispose “non ti preoccupare piccolo, i tuoi sogni saranno realtà, tu ora riposa!”

La mattina successiva, sul terrazzo del Castello apparvero delle strane costruzioni in miniatura di torri. Il Re, infuriato pensando fosse stato il figlio uscendo di soppiatto nella notte, ordinò subito di farle distruggere intimando al piccolo principe di non provarci mai più.

La stessa notte, la magica donna radiosa riapparve al giovane. Il piccolo, senza esitare, chiese alla dama che i suoi disegni, questa volta, venissero concretizzati ancora più grandi e più belli.

L’indomani, il Re, ancora più infuriato, ordinò la distruzione delle nuove costruzioni sorte nottetempo, ponendo addirittura una guardia all’ingresso della stanza del figlio per impedirgli di uscire.

Ancora una volta, quella notte, nonostante il piccolo stesse male, la donna radiosa riapparve ed il principe rinnovò la sua richiesta: nessuno però, stavolta, sarebbe dovuto essere in grado di distruggere le sue opere.

“Mio piccolo caro” – rispose la donna lucente – “non sono io ma è il tuo amore che le costruisce come tu le desideri. Farò ciò che mi chiedi, ma non posso prometterti che nessuno le distrugga nuovamente. Purtroppo, io nulla posso contro la volontà degli uomini. Le casette vivranno finché qualcuno si occuperà di loro, finché gli uomini sapranno custodire l’ambiente in cui vivono, e si prenderanno cura dei doni che hanno ricevuto. Contro un animo ingrato e insensibile io nulla posso. Tutto è rimesso alle vostre scelte”.

La dama radiosa e dal mantello stellato abbracciò forte il piccolo principe e prendendolo per mano gli disse – Vieni con me ora, ti porto da mio figlio che ti aspetta. Sai, lui da piccolo era un falegname, e sono sicura che assieme costruirete giochi e palazzi bellissimi”.

Versato in condizioni sempre più critiche, il piccolo principe non riuscì a superare la notte.

Dolore e sgomento travolsero la piccola Noha, con il Re che, distrutto, uscì per ringraziare la folla della vicinanza espressa. D’un tratto, tra la folla, un bambino urlò “ Guardate, guardate le casiceddhre!”

Sul terrazzo del castello apparvero piccole casette in pietra piene di ghirigori e festoni, castelli splendenti e bellissimi alla luce del sole. Il re, compreso il miracolo, ordinò che nessuno osasse più distruggere quelle costruzioni perché simbolo evidente del desiderio del suo defunto figlio.

Vivere Noha oggi

Oggi Noha è un piccolo centro abitato collocato nel cuore del Salento, a pochi kilometri da Galatina. Il nome della cittadina secondo alcuni studi deriva dal greco “Noa”, derivazione del verbo “vedere”. L’ipotesi più plausibile è che gli ellenici l’abbiano chiamata così perché ubicata in una posizione più elevata rispetto alla zona circostante. Un’altra ipotesi lega il nome al latino, in cui Noia o Noe (com’era anticamente chiamata) era facilmente riconducibile alla locuzione “Domus Novae” (Dimore Nuove) in seguito alla distruzione avvenuta per mano barbarica. Quest’ultima ipotesi si lega anche alla tradizione dialettale locale che spesso identifica il paese con “Nove” con il significato, appunto, di “nuovo”.

La popolazione locale ammonta a circa 4mila abitanti, per un centro comunque fervido sia dal punto di vista artistico che naturale.

Oggi le Casiceddhe, di cui vi abbiamo raccontato la leggenda d’origine, oggi sono annoverate tra i Luoghi del Cuore FAI con questa descrizione :

Casiceddhre in gergo vuol dire “casette”. Sono tre piccoli edifici riuniti in un unico complesso che sorge al primo piano del Castello nobiliare dei Galluccio, di fronte alla distilleria, appena si entra in paese, dalla strada che porta a Lecce. Sorgono sulla terrazza di una delle corti della casa baronale e si addossano al bordo della cinta di mura, mostrandosi in tutto simili alle antiche dimore gentilizie. Piccole, perché toccano, nella loro massima altezza campanile incluso – i 2 metri. Piccole, come le case dei folletti. Realizzate in pietra leccese e con il massimo della cura”.

Fonte: FAI -www.fondoambiente.it

La vicenda delle Casiceddhre si lega ad altri due beni culturali presenti a Noha: la Casa Rossa e la Masseria Colabaldi. I tre beni però, non sono liberamente visitabili perché di proprietà privata.

Ascolta la puntata su Spotify

Cosa fare a Noha

Tra le possibili attività da svolgere a Noha segnaliamo:

-una visita la chiesa di San Michele Arcangelo patrono, che custodisce reliquie e altari dedicati a diversi Santi. L’interno è arricchito da pregevoli altari barocchi e in pietra leccese. Il rosone centrale della facciata principale è sormontato dall’antico stemma di Noha: tre torri sormontate da una corona, tra un ramo di quercia e uno di arancio.

-un passaggio dalla Trozza, antico pozzo nel quale si diceva ci fosse dell’acqua miracolosa;

-uno sguardo verso la Torre dell’Orologio, situata in Piazza San Michele, ora inserita in un piano di riqualificazione e valorizzazione territoriale;

-visitare la Masseria Colabaldi, fortemente legata alla leggenda degli sciacuddhri e delle Casicceddre (è un bene privato, quindi non accessibile all’interno, è visitabile solo all’esterno e si trova sulla strada di San Rocco che collega Noha a Galatina);

-scoprire il frantoio ipogeo che si trova di fronte al Castello Baronale oggi convertito in struttura ricettiva di lusso e quindi visitabile solo alloggiando nella struttura.

Un importante riferimento per la scoperta di questo territorio è il Circolo Levera, che sorge su una struttura confiscata alla mafia, e si occupa di organizzare, appuntamenti culturali, attività sociali e di intrattenimento come corsi di musica e di teatro.

Cosa si dice di Noha

“C’è un luogo, a Noha, che pare abitato da folletti. Difficile da raggiungere, come lo sono, del resto, tutti i villaggi di gnomi e creature della fantasia. Ma una volta trovato, il fascino supera ogni aspettativa.

Fonte FAI, www.fondoambiente.it
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