Cosa Resta, Lazio – Lecce

Un Lecce sempre troppo Fuori Misura, all’interno di una corsa salvezza da Si salvi chi può e di una Fiera dell’Est dalla quale, alla fine, ci si aspetta sempre quel plus in grado di fare la differenza

Resta la quinta sconfitta in campionato di misura, segno di una buona tenuta difensiva ma anche di un attacco spesso troppo, troppo grossolano ed impreciso. Vediamo cos’altro, tutto sommato, ci lascia Lazio-Lecce.

FUORI (MISURA)

Le misure, in campo, contano eccome. Contano quando segnano la distanza tra i gol segnati da una squadra e l’altra, per decretare chi, alla fine, ha avuto la meglio. Contano sotto porta, perché fanno la differenza tra un tiro ben indirizzato nello specchio della porta avversaria ed uno, appunto, fuori misura.

Ecco, è proprio questa la misura che manca, ultimamente, al Lecce. Quella che permette di fare la differenza tra azioni create e azioni concretizzate, tra una chance ed un gol, tra un colpo di testa di poco a lato ed uno che gonfia la rete.

Le capocciate di Pongracic nel primo tempo e Krstovic nel secondo, ad esempio, avrebbero potuto scrivere una storia completamente diversa, se solo fossero state dimensionate negli angoli più ciechi e remoti della porta difesa dal buon Provedel.

E invece no, ancora una volta, anche se di poco, fuori (misura).

SI SALVI CHI PUO’

È gennaio inoltrato, il traguardo non è poi così lontano e anche chi finora ha arrancato sta iniziando a correre per raggiungerlo. Succede che, allora, il tanto decantato margine di +11 sulla zona salvezza costruito fino a qualche giornata fa si sia improvvisamente assottigliato a +4, buono solo ad attutire, eventualmente, poco più di una sconfitta rispetto alle avversarie.

E se il Verona di Baroni, pur in fase di liquidazione, mette in fila la seconda vittoria nelle ultime 4, se il Cagliari può contare sulla tempra di Sir Ranieri e le altre su un mercato che si preannuncia importante, il Lecce può e deve contare su sé stesso.

Iniziando a migliorare laddove serve e ritrovando quella tranquillità sbarazzina e strafottente che ad inizio stagione aveva dimostrato come questa squadra, in fondo, possa davvero far punti contro tutti in serie A.

E allora, guardando più ai propri mezzi più che ai numeri degli altri, la corsa è iniziata: si salvi chi può.

ALLA FIERA DELL’EST

Un topolino mio padre comprò. Oppure un attaccante esperto, un mediano d’inserimento, un centrale di qualità, nel caso di Pantaleo e dei sogni dei tifosi.

Perché se davanti, proprio oggi, svolgerà le visite il nuovo esterno Santiago Pierotti, la sensazione è che a questa squadra serva una scossa anche in termini di tempra e di uomini, con gente che sappia scrollare di dosso all’incoscienza della balda gioventù giallorossa un po’ di fioretto in luogo di una ben più solida spada, utile a scendere nell’arena agguerrita della lotta salvezza.

Perché se la rosa è competitiva, anche le altre candidate lo sono. E allora, probabilmente, serve quel plus in più in grado di fare la differenza tra un punto raccolto con furbizia ed una sconfitta di misura, tra una vittoria in extremis e un pareggio interno che sa di brodino caldo.

E allora, che mercato sia. Alla fiera dell’est, o dovunque altro lo ritenga opportuno il buon Pantaleo.

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