A mettere in difficoltà i bilanci delle famiglie italiane non c’è solo il caro-bollette, ma anche l’impennata dei prezzi dei carburanti, arrivati ai massimi dal 2013-2014. In una sola settimana, secondo i dati del ministero della Transizione ecologica, il costo medio della benzina in modalità self-service è aumentato di 2,45 centesimi al litro e di 2,70 centesimi per il gasolio.
Perché in un Paese dove l’85% delle merci viaggia ancora su strada, l’incremento dei carburanti si trasferisce poi a catena sulla filiera del trasporto dei prodotti per arrivare, più o meno mitigato, fino agli scaffali dei negozi.
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Prendete il lievitare delle bollette dell’energia, l’aumento del costo dei carburanti, le difficoltà della logistica e il difficile reperimento della materie prime. Amalgamate bene il tutto, e otterrete prezzi dei finocchio quadruplicati, zucchine sulle montagne russe e in alcuni casi vere e proprie sparizioni di ortaggi.
A soffrire sono tutti gli anelli della catena. Gli orticoltori, perché i prezzi contrattati con i grossisti non riescono a coprire i fortissimi rincari di fertilizzanti ed energia, ma anche dall’altro capo i negozianti che la frutta e la verdura ce la vendono.