Treno della Memoria, l’intervista al presidente dell’associazione nazionale Paolo Paticchio

Il Treno della Memoria, che in diciotto edizioni ha accompagnato più di 60.000 persone a visitare i campi di Auschwitz e Birkenau, torna a viaggiare anche quest’anno.

Grazie al supporto e all’impegno di Terra del Fuoco Mediterranea, Babel e Terra del Fuoco Trentino, soci fondatori del Treno della Memoria, è stato possibile organizzare il viaggio per studentesse e studenti da tutta Italia. Il Treno della Memoria, promosso dall’omonima associazione nazionale impegnata nel sostegno ai percorsi di cittadinanza attiva e nella difesa della dignità e i diritti delle persone, non è un semplice viaggio o una gita scolastica ma è un percorso di conoscenza, un viaggio nella storia e nella memoria riassumibile in tre parole chiave: Storia, Memoria e Impegno.

Foto Ufficio Stampa

Paolo Paticchio classe 1986, fondatore dell’associazione culturale Terra del Fuoco Mediterranea, presidente dell’associazione nazionale del Treno della Memoria, ha parlato ai nostri microfoni.

Come è nata l’iniziativa di questo progetto e in cosa consiste?

“Nasce quando io facevo il 5 superiore nel 2005 all’epoca era organizzata in Piemonte ma oltre al Piemonte ha partecipato anche la provincia di Lecce, mi ricordo che c’erano 50 ragazzi partecipanti tra questi ragazzi partecipai anche io e da lì inizia questo viaggio. Rientrati poi dovevamo metterci in azione così che anche altri ragazzi potessero avere quest’opportunità, poi è nata l’associazione culturale Terra del Fuoco Mediterranea, e poi Treno della Memoria e dal suo anno di nascita io sono stato sempre il presidente nazionale e ogni anno organizziamo questi viaggi con i ragazzi”.

Hai iniziato da semplice partecipante, ora sei il Presidente della rete nazionale del Treno della Memoria. Qual è lo scopo dell’associazione?

Tenere viva la memoria nelle nuove generazioni, i ragazzi si rendono conto che la storia non è la lezione scolastica ma si sviluppa su dinamiche umane.

Lo scopo è ricordare quel momento storico, il peggior momento storico d’Europa e far sì che non finisca mai nel dimenticatoio, che ci siano nuove generazioni che testimoniano tutto e in ultimo che la storia possa avere degli scolari attenti”.

Foto Ufficio Stampa

Cosa vedi nei giovani d’oggi che intraprendono questo treno della memoria?

Quest’anno c’è la 18 edizione: eravamo ancora preoccupati per la pandemia, per la guerra a pochi km, la crisi economica delle famiglie, non sapevamo cosa aspettarci invece quest’anno è la più partecipata di tutti gli anni. Oltre 60mila persone in visita ai campi di Auschwitz e Birkenau, in programma dieci partenze dalle varie regioni italiane.
C’è una grande attenzione verso queste progettualità e questo tema da parte loro, vedo che loro hanno 17/18 anni e affrontare questo capitolo della storia è interessante perché da questa esperienza possono capire la storia vera e analizzare quel momento storico. Quando si fa questo viaggio si entra in fondo a questa storia dove tra i carnefici e le vittime c’erano le persone comuni che
hanno deciso di essere rappresentate dalle parole d’ordine di quel momento storico
”.

Com’è strutturato il viaggio della memoria e chi può accedere?

Accedono studenti delle scuole superiori, universitari e anche singoli cittadini pugliesi: si parte da Bari, prima del viaggio facciamo degli appuntamenti sia culturali ma anche con docenti delle Università che fanno parte dell’associazione. Da Bari arriviamo a Berlino dove facciamo delle attività già con i ragazzi e poi visitiamo i campi; dopodiché si va a Cracovia dove fanno una visita alla città e al teatro: Cracovia diventa una città “teatralizzata”degli attori immaginano la scena prima dell’avvento del nazional socialismo, ripropongono le condizioni economiche, sociali e culturali, il giorno dopo fanno la visita al ghetto di Cracovia e infine Auschwitz e Birkenau. In ogni viaggio partono 600 ragazzi ogni gruppo è strutturato da 50 ed è seguito da due volontari dell’associazione; prima del rientro la mattina i ragazzi fanno un laboratorio e la sera un’assemblea plenaria”.

Cosa ti è rimasto impresso la prima volta che hai perso quel treno e arrivato a destinazione hai conosciuto i luoghi della Shoah?

Da un lato sicuramente la grandezza di Birkenau perché non riesci a vederne la fine. L’altra cosa che colpisce molto è il meccanismo di spersonalizzazione delle persone deportate”.

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