C’è un ragazzo nel Salento che sta riscrivendo la favola del calcio di provincia: si chiama Ndiaga Sall, è del 2009, gioca nel Nardò e chi lo ha visto all’opera parla già di un talento fuori scala, di quelli che ti fanno alzare dal seggiolino anche in Serie D. Non a caso, c’è chi lo paragona al nuovo Lamine Yamal. Ma la sua storia è diversa, più dura, più vera.
Arrivato in Italia come rifugiato politico dal Senegal, Ndiaga ha trovato nel Salento una seconda casa. È qui che ha cominciato a rincorrere il pallone nei campi dell’Otranto, dove il suo talento ha presto acceso i riflettori di club ben più grandi. La Juventus lo aveva notato, lo aveva invitato a Torino, lo aveva fatto allenare con i suoi coetanei. Ma le regole del calcio italiano — quelle che vietano il tesseramento dei minori extracomunitari — hanno bloccato tutto.
Eppure il sogno non si è spento. Lo ha raccolto il Nardò, grazie alla sensibilità e alla visione del suo staff tecnico, ma anche all’intelligente collaborazione con il Lecce, che da tempo lavora per creare un ponte tra la Serie D e la massima serie, valorizzando i talenti del territorio. Una scelta di cuore, ma anche di coraggio. Perché Ndiaga gioca sotto età, affronta difensori di vent’anni con la naturalezza di chi sembra destinato ad altro. E segna, corre, inventa. È timido fuori dal campo, ma in campo diventa luce pura.

Dietro a tutto questo c’è un lavoro silenzioso ma fondamentale: quello dello scouting locale. L’area tecnica del Lecce, insieme a dirigenti e osservatori del Nardò e delle scuole calcio del territorio, sta costruendo una rete virtuosa, un sistema che mette al centro il Salento come terreno fertile di talento e di opportunità. Non solo grandi nomi o operazioni di mercato: ma un rapporto diretto con le società di base, con chi ogni giorno fa crescere bambini e ragazzi nei campetti di provincia, sognando che uno di loro possa diventare il prossimo grande protagonista.
Ndiaga è la prova che questa connessione funziona. È il simbolo di un calcio che crede ancora nelle storie umane, nella passione e nell’occhio attento di chi sa riconoscere un talento vero anche lontano dai riflettori.
Forse non diventerà il nuovo Yamal, ma è certo che il nuovo Jamal, per ora, parla salentino.