Due partite per restare in Serie A. Due finali da affrontare con il coltello tra i denti e la consapevolezza che il destino è ancora tutto nelle mani del Lecce, ancora padrone del proprio destino. Servono cuore, coraggio e sacrificio per scrivere fino in fondo questa storia che, comunque vada, merita rispetto.
Ma guardando le ultime uscite, la sensazione è chiara: questa squadra sta già dando tutto quello che ha. E forse, più di così non può fare. Non è una resa, sia chiaro, ma una constatazione che nasce dai numeri, dalle occasioni create e da ciò che spesso manca nel momento decisivo.

I limiti sono noti. Tecnici, prima di tutto, ma anche caratteriali. Non nell’approccio, perché la voglia c’è, ma nella capacità di dare continuità alla qualità che, a tratti, emerge. Il gol di Krstovic nell’ultima gara lo dimostra. Ma basta un colpo subito per vedere tutto spegnersi. Come se il Lecce non riuscisse ad affrontare fino in fondo le proprie fragilità, restando prigioniero di se stesso.
Ed è qui, allora, che serve uno scatto. Serve gettare il cuore oltre l’ostacolo, davvero. Non solo come slogan, ma come scelta, come attitudine. Perché la salvezza è ancora lì. A portata di mano. Ma bisogna andarsela a prendere.: ora servono gli uomini, prima ancora che i giocatori. Due partite, sei punti, una salvezza da conquistare.
Il Lecce è ancora artefice del proprio cammino. E se vuole continuare a scrivere questa storia, deve farlo adesso. Con lucidità, coraggio e orgoglio. Fino alla fine.