Cosa Resta di Atalanta – Lecce

Domenica, ora di pranzo, trasferta proibitiva e squadra in emergenza. Quando le premesse sono queste, essere pessimisti è un dato di fatto. E invece… vediamo cosa resta di Atalanta – Lecce.

Nulla da perdere

Il patron della mentalità che vede le ombre del mondo prima delle sue luci, Giacomo Leopardi, affermava che “il pessimista non è nient’altro che un ottimista ben informato”. Ecco ieri, anche il più incauto ottimista, se ben informato, non avrebbe mai potuto credere davvero che il Lecce poteva portar via punti da Bergamo. Semplicemente perché se a Gonzalez squalificato si sommano Umtiti e Strefezza out viene a mancare la spina dorsale di una squadra che non sembrava aver nella panchina il suo punto forte. E invece chi si è alzato da quella panchina, trepidante di questo momento da tempo, ha deciso che smentire malumori, diffidenze e pessimismi era il suo compito preferito. E allora, solo 3 minuti dopo l’inizio, ha scagliato in rete mesi di parole dette male per dimostrare che, in fondo, lui c’è. Dimostrando che partire da pessimisti, alla fine, serve anche per convincersi di esser forti perché non si ha nulla da perdere.

Allons enfants de la Patrie

L’arco del trionfo giallorosso ieri di Bergamo parla soprattutto francese. Come buona parte del Lecce, del resto, che dal mercato estivo in poi si ritrova uno spogliatoio francofono come forse mai aveva avuto. Con Gendrey, Blin, Ceesay, Oudin, Umtiti, ad Acaya il francese deve girare forte. E girano forte anche i francesi in campo che per onorare l’assenza di messer Campione del Mondo decidono di mettersi in proprio e di onorare la maglia giallorossa colonizzando Bergamo. E se da messer Blin un po’ ce l’aspettavamo, vista la sua grandissima crescita e la capacità che ha di cantare e portare la croce di questo Lecce, Assan stava semplicemente aspettando il suo momento per tornare a ricordare a tutti che, alla fine, lui Numbale non solo non sa che significhi, ma non ci si rivede neanche. E trova gusto a scacciarlo, questo epiteto, con una giocata che nessuno (tantomeno Musso) si aspettava. E allora, ca va sans dire, Allos enfants de la Patrie.

Assan Ceesay

La Dea della fortuna

E’ inutile girarci intorno, l’Atalanta è una delle squadre più forti di questo campionato, subito dopo le “strisciate” del nord. Per risultati, per continuità, per qualità del gioco espresso e dei suoi interpreti. E allora, senza rimandare sempre a Davide e Golia, rimaniamo più umili e diciamo che i rapporti di forza, sulla carta, sono diversi e che se un pazzo avesse detto ad agosto, a bocce ferme, che il Lecce contro la Dea avrebbe portato via 6 punti in due partite, probabilmente non gli avrebbe creduto nemmeno sua madre. Ora, però, tutto ciò è un dato di fatto. Lo è perché alla fine, a questo dannato pallone che rotola, poco importa di pronostici e dicerie, scorre solo nella direzione in cui lo spinge chi lo calcia più forte. E nel trionfo di ieri come in quello dell’andata, i salentini l’hanno semplicemente spinto più forte verso la rete, assetati come sono di punti, successo, di fortuna. Si, perché la fortuna non bisogna aspettarsela, bisogna andarsela a cercare.

E quest’anno il Lecce l’ha trovata, guarda un po’, proprio a Bergamo, la casa della Dea. La Dea della Fortuna.

Total
0
Shares
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Previous Article

Gasperini: “Il Lecce ha giocatori forti, è una squadra che ha grandi potenzialità”

Next Article

Sticchi Damiani: «A giugno sereni di lasciar andare chi può svoltare la sua carriera, ma anche chi avrà la convinzione di continuare nel Lecce»

Related Posts
Total
0
Share