Cosa resta del 2022 giallorosso – La vittoria in Serie B

Il Lecce è in serie A, ma l’anno non era iniziato così. Ripercorriamo insieme le tre tappe che l’anno portato fin qui, nella prima puntata di 3 Cosa Resta sul 2022 Giallorosso.

Il 2022 finisce con un Lecce in A, in piena corsa per la salvezza e con tanti volti nuovi e giovani a guidare l’ambizioso progetto di una lunga permanenza nella massima serie. Ma non era iniziato proprio così, anzi. Vediamo cosa resta della Vittoria del Lecce in B nel 2022.

La pace di Costanza

Il Lecce non è mai stato la schiacciasassi della serie B 2021-2022. Non era nemmeno partito con quell’obiettivo, a dir la verità, dopo il mercato estivo post “fallimento” di Corini e l’addio di tanti big che hanno lasciato il posto a giovani scommesse. Sta di fatto che, però, soprattutto da gennaio in poi, la truppa di Baroni ha saputo costruire il suo successo su una delle virtù che più hanno premiato nella serie cadetta, da sempre: la costanza. A cavallo tra febbraio e marzo, in particolare, gli 8 pareggi in 12 partite ( intervallati comunque dalle fondamentali vittorie di Monza, Ascoli e Crotone) hanno fatto mugugnare i più, storcere il naso chi immaginava un lecce straripante su tutti i campi. Ed è stato quello, forse, il momento più delicato della stagione. Tenere a bada la piazza, gli animi e gli impeti che potevano portare a cambi, stravolgimenti, azioni clamorose. E invece no, la società ci ha creduto, ha sostenuto progetto e allenatore, predicando pace e serenità. Una pace quasi storica sotto il segno di una virtù in serie B, fondamentale, importante. La pace di Costanza.

Massimo Coda
Massimo Coda, bomber del Lecce per due stagioni. Fonte Evangelista

Il colpo di Coda contro il Frosinone

Massimo Coda è l’unico calciatore del Lecce ad essersi laureato capocannoniere della Serie B, nella stagione 2020-2021, e in quella successiva, nonché il migliore marcatore del Lecce in serie cadetta.” (Wikipedia)

Ora, alla luce di cotanta premessa, pensare che un calciatore del genere potesse non lasciare il segno in una storica promozione in A è un’utopia. Massimo, nella seconda stagione più che nella prima, lotta, fa gioco, viene incontro, apre varchi e, contemporaneamente, fa la cosa che più gli riesce meglio: segna ed è decisivo. Scegliere il più importante tra 20 gol e 7 assist non è facile. E’ come nei buffet di Natale, tra pandoro, panettone, cartellate, purciadduzzi. Che fai, scegli? No, li prendi tutti. Ma se proprio si vuol trovare un punto di svolta, la chiave decisiva della scorsa stagione beh, il gol al Frosinone il 2 Aprile in un Via del Mare gremito ne ha tutte le caratteristiche. Un po’ perché sblocca il periodo pareggiate (4 di fila) e lancia la cavalcata finale (5 vittorie in 7 partite), un po’ perché è l’emblema dell’annata: cross di Di Mariano, incornata di Coda, 1-0, Lecce in gestione e partita in ghiaccio. Non è il primo, non sarà nemmeno l’ultimo, ma è un segnale al campionato, alla squadra e alla piazza per affermare che si stava scrivendo un copione diverso da quello dell’anno precedente, che il sogno sarebbe andato fino in fondo, senza patemi, senza play off, con determinazione e fiducia. Contando, una volta in più, su un colpo di Coda.

L’esplosione di gioia

Ora, diciamocelo: a Lecce siamo abituati agli psicodrammi, a leggere negli episodi nefasti i segni di un destino avverso. Capita che però, quando mancano due giornate alla fine e ti basta un punto conto un Vicenza praticamente già retrocesso, pensi che, in fondo, davvero le cose stiano andando per il verso giusto. Perché sai che la squadra c’è, che in stagione non ha mai fallito questi match né sul piano nervoso né su quello mentale, che Baroni sa come tirar fuori il meglio e che c’è un gruppo forte che si esalta quando vede l’obiettivo. Capita quindi che per 70 minuti la LaneRossi venga schiacciata da un Lecce tonico, che trova compimento in un capolavoro, l’ennesimo di Strefezza in ripartenza. Capita tutto, e poi capita di tutto. Ad esempio che, durante i festeggiamenti del gol ( non si sa ancora da dove, da chi, come e perché dopo quasi un anno) piova dal settore ospite, tra le urla di gioia, anche una bomba carta, un petardo. Atto grave, eclatante, dirompente, che colpisce tutti, indirettamente ed emotivamente, ma uno più degli altri. Il più lontano, ma più sensibile, portiere della squadra di casa. Che si copre il volto, piange, esce in barella. Seguono 14 minuti di stop, nell’aria un fantomatico 3-0 a tavolino, una squadra che riprende spaventata e che, nel recupero extra large, prende contro due gol. Ecco, tornando ai segnali nefasti da cogliere, gli ingredienti c’erano tutti. L’imponderabile che soverchia la razionalità. Un petardo che va condannato ma non enfatizzato, disse Corvino, di fronte ad una condotta al limite dell’antisportivo.

Sta di fatto che le cose accadono, i destini ci segnano e, a volte, la strada sembra tracciata. C’è però poi un punto in cui ci si accorge che tutto torna, che anche l’avverso è servito, in fondo, a rendere più dolce il finale. Perché se poi accade che in casa ti aspettano 30mila cuori pronti a spingere in rete quel che basta per gioire, ecco, forse lì tutto si compie. Ed, alla fine, tutto diventa più dolce, tutto diventa metafora. Come quell’esplosione, ma non più del petardo. Esplosione di gioia.

6.05.2022, Lecce-Pordenone 1-0 (46’, Majer)

Lecce campione, Lecce in A.

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