Nell’intervista esclusiva a Salento News l’icona dell’U.S. Lecce Ernesto Javier Chevanton ha parlato, tra l’altro, anche del suo rapporto con la città, dei suoi sogni infranti e della difficile situazione vissuta nella sua ultima stagione in A con i giallorossi.
“I sogni da bambino credo di averli realizzati tutti, tranne il mondiale. Avevo un sogno che purtroppo non ho potuto realizzare, cioè finire la mia carriera con il Lecce, quello è stato un sogno mancato. Non mi hanno dato la possibilità di farlo, ma credo che me lo meritavo perché ho sempre dimostrato attaccamento alla maglia ma sono cose che succedono.
Ho sempre pensato di far conoscere il Lecce nel mondo e penso di esserci riuscito. Il prossimo obiettivo è far diventare campioni i ragazzi del settore giovanile”.
- l nostro podcast “Intervengo qui da Lecce” è ispirato al famoso coro, la famosa frase del cronista, che ricorda quel meraviglioso momento del suo gol al Napoli /’8 Maggio 2011 nella bolgia del Via del Mare: che ricordi ha di quel momento?

“Quella stagione è stata molto difficile, perché il Mister De Canio non mi voleva o non gli stavo simpatico o magari viveva un po’ l’ombra dell’affetto che la gente aveva verso di me, so soltanto che sono stato umiliato in casa mia, contro il Bologna perdendo una partita 1-0 e dopo 10 minuti mi fece uscire.“
“Nonostante questo, mi sono comportato sempre bene, da professionista. In quell’anno mi sono allenato sempre bene, con il sorriso e comunque quell’anno mi ha premiato con il goal più importante della stagione a Parma al 90’, il goal contro il Napoli.”
“Dovevo andare via a gennaio e il mister mi chiamò e mi chiese di non andare perché ero importante per il gruppo e per la squadra, ma la partita subito dopo la chiusura del mercato, nemmeno mi convocò. Sono stato sempre in silenzio e non ho mai detto niente. C’è un’immagine molto bella nella partita contro il Napoli, cioè l’abbraccio con Gioaco (Giacomazzi, ndr): ci siamo seduti sul campo.“
“Ho sofferto tanto, tornavo a casa e piangevo di rabbia. Il mister quell’anno non ha solo mancato di rispetto a me, ma anche a tutta la gente”
“Mi è stato molto vicino in quell’anno, ho sofferto tanto, tornavo a casa e piangevo di rabbia, però sono uno che pensa che se dà sempre il massimo prima o poi viene ripagato.”
“Il mister quell’anno non ha solo mancato di rispetto a me, ma anche a tutta la gente e io ho risposto con i fatti perché non potevo mancare di dare rispetto alla gente.”
“Ora spero di dare ancora tanto a questa squadra, alla società, alla gente che mi ha dato tanto e non sono sicuramente ancora riuscito a ripagarla del tutto”.